In occasione della Giornata internazionale dei diritti della donna, Large Movements ha avuto il piacere di assistere alla proiezione del film A Thousand girls like me presso “Scena”, uno spazio polivalente della Regione Lazio. Realizzato dalla regista afgana Sahra Mani, il film é parte di una più ampia rassegna di film/documentari e di incontri dal nome Con i miei occhi: Storie afgane, con eventi in diverse città italiane e organizzata dall’associazione documentaristi italiani Doc/it, Emergency, Cinema la compagnia, Cinema Troisi e ZaLab.
La rassegna vede anche la collaborazione di Rai documentari, e ha come focus la condizione delle donne afgane, che si aggrava purtroppo ogni giorno. Questa serie di eventi vuole, in particolare, controbilanciare la narrativa più comune dei media, che spesso pecca di mancanza di contatto con la realtà e non riesce a convogliare la giusta forma e dimensione della questione afgana, complice anche la ricerca del sensazionalismo. I media più comuni e più in generale le quotidiane fonti di informazioni, infatti, vengono consultate rapidamente e con scarsa attenzione, il che impedisce di rendere giustizia e dignità alle storie e alle vittime di abusi e violenze.
È con questo scopo di diffusione e sensibilizzazione che Con i miei occhi: Storie afgane si compone di eventi presso quattordici città e capoluoghi d’Italia con ingresso gratuito, per dare il maggior accesso possibile ai documentari in proiezione, mezzi potenti e che permettono una riflessione più lunga, di immergersi nella storia che si sta vedendo.
Una domanda alla quale la rassegna vuole provare a dare una risposta è: che cosa succede oggi in Afghanistan?
La situazione per alcuni aspetti sembra essere cambiata rispetto al passato. L’esercizio della violenza è più selettivo, si esercita il potere barattando la libertà con la “protezione”. In questa realtà, le giovani donne che tentano la fuga lo fanno portando con sè le speranze, i progetti, le aspirazioni e i sogni che altrimenti sarebbero costrette a lasciar andare, abbandonare.

È questo uno dei temi di A Thousand girls like me, oltre che più in generale la tragica situazione in cui riversa il popolo femminile afgano. Il film racconta la storia di Khatera Gulzad, giovane donna afgana di 23 anni che un giorno, dopo anni di sofferenza, rompe un muro di silenzio che fino a quel momento sembrava indistruttibile. Il silenzio di una vita segnata da un’infanzia terribile, fatta di violenze e abusi familiari.
Vittima di abusi sessuali e violenze domestiche sin dai primi anni d’infanzia da parte del padre, Khatera trova la propria voce e la forza di rompere le catene. Dopo vari tentativi di far arrestare il padre, decide di raccontare la propria storia in televisione, portando alla luce tutte le storture del sistema giudiziario afgano.
Dal non riconoscimento dello stupro sopra la maggiore età sino alla facile corruzione dei vari organi rappresentativi, il film vuole raccontare la lotta ostinata di una giovane donna che per far sentire la sua voce deve affrontare le tradizioni ostili, il pregiudizio, la precarietà e il retaggio storico-culturale imposti da un paese basato sul dominio maschile.
Come racconta Khatera: “Ogni donna in Afghanistan ha cento padroni, padri, fratelli, zii, cugini, vicini. Le nostre storie non vengono mai raccontate ma seppellite con noi stesse”.

Large Movements spera che storie come quella di Khatera possano dare speranza e coraggio a chi teme di uscire allo scoperto, di raccontare al mondo la propria storia.
La rassegna “Con i miei occhi: Storie afgane” continuerà fino all’8 aprile. Per maggiori informazioni, vi invitiamo a consultare: https://www.conimieiocchi.org/calendario.
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